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Gastronomia(EN)

Tavola ricchissima, quella del Friuli Venezia Giulia, eredità dei tanti popoli che ne han fatto la storia. Si gustano influenze mitteleuropee, slave, mediterranee e venete accompagnate dai sapori dei piatti semplici e genuini della cucina contadina di monti e campagna. Su tutti spiccano di certo il celebre prosciutto crudo di San Daniele e i vini delle oltre 1.700 cantine, divisi fra nove zone DOC e DOCG. Sono grandi bianchi – Friulano, Ribolla Gialla, Pinot Grigio, Sauvignon, Verduzzo, Malvasia – e robusti rossi come, fra gli altri, Refosco, Cabernet, Schioppettino, Merlot e Pinot Nero, oltre al dolce Ramandolo e al Picolit, pregiato vino da meditazione. Seguire la “Strada dei vini doc Aquileia” è un modo per sposarne alcuni con la notevole gastronomia locale. Dall’Adriatico giunge la freschezza di crostacei e molluschi, dei sardoni del golfo di Trieste, del “boreto” di Grado, degli scampi “a la busara” di istriana memoria, della frittura “ribaltavapori” di Marano Lagunare.

L’entroterra offre la trota, in particolare affumicata come la Regina di San Daniele, ma soprattutto la carne con il gulasch alla goriziana, l’onnipresente muset e brovada, cotechino con le rape grattugiate e macerate nella vinaccia, e i tanti insaccati: speck affumicato di Sauris, prosciutto cotto di Trieste, crudi di San Daniele e di Cormons, pitina, salami, pancette e lardi. I tanti pascoli e la lunga tradizione delle latterie turnarie donano una gustosa quantità di formaggi, dal Montasio alla ricotta affumicata, i più conosciuti, ai più particolari come il saporito formadi frant, ottenuto dalla lavorazione di formaggi di diverse stagionature, e l’Asìno, compatto oppure tenero, cremoso e spalmabile, e sempre salato. Il formaggio è anche la base del frico, delizioso tortino in versione morbida o croccante, perfetto con la polenta. Il clima freddo invernale ha suggerito numerose piatti caldi, fra i quali i cjarsons della Carnia, sorta di agnolotti dolce salati, gli gnocchi di susine del goriziano, la minestra di orzo e fagioli, la jota triestina, fatta con cavoli cappucci acidi, patate, fagioli, cotenne di maiale e, nella versione goriziana, orzo.

La tradizione contadina ha tramandato l’uso delle erbe di campo in frittate e risotti, da sole come le ortiche o il silene (in regione detto “lidum” o “sclopit”) o mescolate in allegria come nel Pestàt di Fagagna, rotolo di lardo, sale, pepe, carote, sedano, cipolla, aglio, prezzemolo, rosmarino e salvia. Molti i dolci di influenza slava e mitteleuropea, rivisti localmente, come la gubana e le sue varianti la putizza, il presnitz e, in forma di biscotti, gli strucchi. Dal Veneto arrivano i dolci di carnevale, crostoli e fritole, dalla montagna le Esse di Raveo, frollini croccanti e friabili. E poi il Friuli Venezia Giulia propone le mele Julia Dop, le grappe, il miele, gli asparagi, l’olio d’oliva della riviera triestina e del Friuli collinare… La visita a I Borghi più belli d’Italia della regione sarà dunque un’invitante occasione per gustare le infinite prelibatezze e verificarne l’appetitosa bontà.

La gubana

Tipico dolce delle Valli del Natisone di influenza austro-boema, deve il nome allo sloveno “guba” che significa “piega”. È infatti piegata a creare una chiocciola dal ricco ripieno di frutta secca, uvetta sultanina e spezie insaporite nel liquore, e poi è servita a fette irrorate con lo slivovitz, acquavite di prugne.

La Pitina

Nella pordenonese Val Tramontina serviva per conservare le carni di ovini, caprini, camosci o caprioli. Sminuzzate, amalgamate in forma di polpetta con sale, aglio, pepe nero e spezie, venivano passate nella farina di mais e messe ad asciugare sul focolare e poi in un vano ventilato. Simili sono la Peta di Andreis e la Petuccia di Claut.