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Tra il Pordenone e il Pilacorte

La Chiesa di S. Pietro a Travesio è un monumentale edificio più volte modificato nei secoli (le prime memorie della sua esistenza risalgono al 1174, allorché viene nominata la Pieve di Travesio nella bolla di papa Alessandro III, datata da Anagni il 27 settembre di tale anno): venne quasi del tutto riedificata nel periodo 1843-1857, salvando coro e abside.

Assunse l'aspetto neoclassico che ancora caratterizza l'esterno e si ampliò con due navate laterali. 

(foto tratta dal sito www.ecomuseolisaganis.it)

Due giganti dell'arte

La Chiesa conserva importanti opere del passato: i due portali laterali, dei primi decenni del XVI secolo, intagliati con motivi ornamentali da lapicidi vicini alla maniera di Giovanni Antonio Pilacorte e, all'interno, due opere dello stesso Pilacorte: il portale che dà alla sagrestia - già porta principale della chiesa - datato 1484, primo lavoro conosciuto del maestro ticinese in Friuli (ottimi intagli negli stipiti e lirica Annunciazione sull'architrave; in sagrestia si conserva anche I'Eterno Padre) ed il fonte battesimale del 1485-90 circa

Massiccio nella sua struttura per la troppo accentuata forma di tronco di cono della parte superiore, e tuttavia di piacevole effetto per quei tre putti musicanti che, seduti su cartigli, sembrano sostenere la coppa intorno alla quale si snoda un motivo fitomorfico nel quale si inserisce un uccello dalle ali spiegate. 

Nel coro, altare in marmo, con statue dei Santi Pietro e Paolo di Francesco Sabbadini di Pinzano (1750-1761) e, nelle pareti e nella volta, splendido ciclo di affreschi di Giovanni Antonio Pordenone, deperito nel tempo ma recentemente restaurato e portato a un buon livello di leggibilità.

Eseguiti in due tempi (1516 la volta, 1525-26 le pareti) gli affreschi di Travesio illustrano Storie della vita di S. Pietro (nel soffitto l'ariosa scena con S. Pietro accolto in cielo) e di S. Paolo, oltre ad Episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, a figure di Santi, a putti ed a figure femminili allegoriche (Prudenza, Temperanza, Carità, Fede, Giustizia, Fortezza) nel sottarco.

Per l'epoca in cui sono stati eseguiti, per la bontà dell'impaginazione, per l'uso del colore, per i riferimenti culturali, rappresentano uno dei momenti più importanti dell'evoluzione artistica del maestro friulano.

Nella chiesa si conserva anche una pala d'altare del genero del Pordenone, Pomponio Amalteo da S. Vito: rappresenta la Madonna del Rosario coi Santi Sebastiano, Rocco e Antonio abate ed è datata 1537.

Allo stesso Amalteo si deve la bella pala d' altare con l'Incredulità di S. Tommaso nella Parrocchiale di Usago, databile al 1533 circa e quindi al tempo degli esordi del pittore, rimarchevole per l'abilità nella resa dei motivi architettonici e nell'uso del colore

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