Valvasone

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Sala degli affreschi

(testo tratto da Gli affreschi del Castello di Valvasone, a cura di Claudio Visintini; in particolare, dai contributi di Paolo Casadio e di Enrica Cozzi) 

Secondo la prof.ssa Enrica Cozzi, questi affreschi, parzialmente scoperti durante lavori di restauro degli anni 1994-1994, rappresentano un unicum dal punto di vista iconografico, che non trova eguali nel panorama figurativo medievale a noi noto. Si tratta di tre episodi, di carattere allegorico e cortese, risalenti al 1380-1390 circa. Il riquadro centrale, che si presenta di maggiori dimensioni rispetto agli altri due, raffigura una sorta di albero dal cui tronco si dipartono sette rami che ospitano clipei con diverse scenette relative a vari momenti delle vita di coppia con un personaggio maschile e uno femminile. 

Secondo Enrica Cozzi, il prototipo può essere stato l'impresa scultorea dei capitelli i Palazzo Ducale a Venezia, dovuta alla bottega di Filippo Calendario attiva dal 1344 e fino ai primi anni '50 del Trecento, dove si trova anche La vita coniugale e le attività dell'uomo. 

Al centro un grande cespo vegetale si innalza dal terreno, dipinto al piede della parete, e il cui fogliame ospita nei clipei, che dovevano essere in origine sette, ospitanti vivaci figurazioni, concepite come miniature, "spiegate" da scritte tracciate a terra rossa. 

Ai lati della vasta composizione racchiusa da semplici cornici rosse si estendono due riquadri rettangolari divisi orizzontalmente da cornici rosso mattone e serrati in basso da un velario.

Sulla destra il comparto con una scena di soggetto cortese è ancora in parte ricoperto dallo strato più recente, quattrocentesco, con motivi geometrici a finte tarsie marmoree e la raffigurazione di un velario, dipinto sopra al precedente. 

Al centro della parete, come un arazzo appeso, è dipinto un cespo vegetale a grandi foglie ospitante sette globi con scene ispirate a momenti della vita quotidiana. 

La composizione è troppo lacunosa, ma i frammenti superstiti consentono di ricomporre idealmente lo schema originario. Sei globi dovevano disporsi in origine simmetricamente ai lati dell'asse centrale del vegetale che reca, all'apice, il settimo.

Le grandi volute sono dipinte con gli stessi colori del fregio: il cespo si radica nel terreno, reso visibile dal recente  intervento di restauro, sotto all'ampia lacuna che si estende sulla zona centrale del comparto. 

I globi ben leggibili sono quattro: di due si sono conservati solo frammenti, uno è totalmente perduto.

La lettura delle scene doveva iniziare dal basso a sinistra, per proseguire in senso orario.

Il primo clipeo in basso a sinistra è quasi completamente perduto: si è conservata solo una porzione della parte superiore con una figura femminile vestita di verde.


"Qui cominciano a giocare"

Il clipeo sovrastante presenta cinque figure di ragazzi intenti al gioco. In primo piano la figura di un giovinetto avente maggior statura degli altri quattro, con i capelli biondi, abbigliato con una tunica verde e calze rosse, reca in mano una bacchetta desinente in una stella a sei punte e gioca a cavalluccio. Alla sua destra due ragazzini stanno lottando. Gli stessi ragazzi, vestiti di rosso e di bianco sono raffigurati alla sinistra della figura centrale: il ragazzo vestito di rosso sembra intento a cantare rivolto al compagno, tenendo in mano un piccolo codice.

La scritta tracciata in alto recita: Qui cominciano a giocare. 

"Qui cominciano a tenersi bene"

Nel clipeo successivo sono dipinti un giovane e una fanciulla in piedi affrontati. L'uomo è vestito con un aderente corpetto verde e giallo, che lo copre fino all'inguine, e ha un copricapo con un lungo e stretto cappuccio, e calze rosse, e regge con la sinistra uno specchio. La figura femminile, elegantemente abbigliata con una lunga veste scollata rossa e a righe orizzontali verdi e gialle, ha i capelli legati da un serto rosso e si rimira in uno specchio circolare. La scritta tracciata all'altezza delle spalle dei due giovani si legge "Qui cominciano a tenersi bene". 

"Qui cominciano ad aver pensieri"

Nel clipeo posto all'apice dell'albero è rappresentata una famiglia composta da padre, madre e due figli. 

L'uomo seduto su uno sgabello accanto a un tavolo poggia il capo reclinato sul braccio sinistro e tiene il destro appoggiato al tavolo sul quale sono un piccolo codice, o taccuino, con pagine rigate, sei dadi, un coltello e un recipiente. 

L'uomo volge lo sguardo pensieroso alla moglie vestita di verde con la testa e il collo coperti da una sorta di cuffia bianca. La donna regge col braccio destro un bimbo con una lunga veste gialla e tiene per mano l'altro figlio, un poco più grande, vestito con una tunica bicolore rossa e gialla. In alto, dietro il gruppo, corre una scritta "Qui cominciano ad aver pensieri". 

"Qui in capo lo mette ad un altro"

Proseguendo a destra, il clipeo parzialmente lacunoso presenta due figure maschili: ritroviamo l'uomo abbigliato con il copricapo rosso; di fronte a lui una figura con un capo coperto da un alto cappello e il collo protetto da una stoffa rossa; indossa un mantello giallo sopra un vestito verde. Questo personaggio, al quale il ricco abbigliamento sembra conferire un ruolo particolare, porge all'altro un rotolo dal quale pende un sigillo. 

L'asino e il lupo

A sinistra dell'albero della vita, si sviluppa un comparto diviso orizzontalmente in due parti: la zona superiore con figure, l'inferiore con un finto velario.

Protagonisti del comparto superiore due animali: un asino seduto su una cattedra lignea dallo schienale terminante a timpano, con le zampe posteriori accavallate e con dorso coperto da una mantellina rossa bordata di pelliccia d'ermellino e un lupo diritto sulle zampe posteriori col capo volto verso sinistra. 

L'asino regge con le zampe anteriori una pergamena, con lettere dell'alfabeto tracciate in rosso A B C D E appoggiando gli zoccoli a un tavolo di legno. L'attenzione dell'asino è rivolta al lupo che sembra invitato a osservare le lettere tracciate sul rotolo aperto sul banco ma che, al contrario, volgendo il muso verso sinistra, sembra voler ignorare il volere dell'asino. 

Il comparto è serrato in basso da un velario appeso a un elemento orizzontale rosso mattone, consistente in un tessuto serico giallo, arricchito da un bordo in ermellino, reso con ampie pieghe. 

Secondo la prof.ssa Enrica Cozzi si tratta di una strepitosa scena allegorica, su un tema che è noto nel medioevo almeno sin dall'inizio del XII secolo: si tratta del caso molto conosciuto e discusso del capitello che si trova nel matroneo di sinistra della cattedrale di Parma. 

Ma, mentre a Parma siamo in epoca romanica e in un ambiente che poteva essere permeato da movimenti ereticali, a Valvasone siamo in un castello privato e la scena è volta ad assumere connotati locali, a partire dal Lupo che è l'emblema dei Signori del luogo. 

Rimane da puntualizzare l'identità dell'Asino, che da alcuni studiosi è stato letto come il Patriarca, da altri come il Podestà. Significativa anche l'immagine dell'Abbecedario. 

Scena cavalleresca

Sulla destra dell'albero della vita, vi sono dipinte quattro figure; una donna dalla carnagione chiara e dai biondi capelli sui quali è posta una corona, è raffigurata dell'atto di porgere a un giovane guerriero un elmo sovrastato da una corona. 

La donna è accompagnata da due giovinette che suonano una viella e un piccolo organetto portativo. 

Il giovane è raffigurato diritto a braccia conserte: indossa una maglia metallica che copre il collo e le braccia e ha il corpo coperto, fin sotto l'inguine, da un corpetto di cuoio e porta al fianco una spada.

Anch'egli è di carnagione chiara, con la chioma e la barba bionde, i capelli raccolti in una lunga coda fermata da un nastro rosso-cinabro. 

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