Gradisca d'Isonzo

Luoghi da scoprire

È la residenza dei nobili Giovanni Battista Corona, comandante di Gradisca, e Terenzia Sabbadini, sua moglie, nel ’500. Alla loro morte, secondo testamento, nel 1627 la proprietà passa al convento dei Padri Serviti ed all’Ospedale di Gradisca, con la clausola che l’edificio venga adibito a nuova sede dell’ospedale ed eretta una cappella dedicata alla Beata Vergine.

Così avvenne: l’ospedale per i poveri infermi, con annessa cappella, è inaugurato nel 1642 e rimane in funzione fino al 1787, quando viene abolito per ordine sovrano.

La facciata si presenta molto eterogenea, con aperture e piani a diversi livelli: l’edificio di casa Corona è infatti frutto dell’unione di più costruzioni di epoche diverse (’500 e ’600). Sull’angolo tra via Bergamas e calle Corona si nota un barbacane in pietra ed il notevole spessore delle murature al piano terra.

Il complesso si affaccia su due cortili interni: quello verso calle Corona mostra chiaramente gli adattamenti imposti per creare un unico corpo edilizio, con porticati e lunette rese cieche; il secondo, invece, presenta un loggiato su tre ordini, di cui i primi due ad arco ribassato.

Presso la scala esterna del primo cortile, un’iscrizione riporta l’anno 1717 ed il nome di Giacomo Suppanzig, cameraro della confraternita di S. Salvatore: egli si occupava del mantenimento dei malati dell’ospizio.

La Cappella di S. Giovanni Battista è la cappella del complesso di casa Corona, edificata secondo le volontà testamentarie dei coniugi Corona. Sempre secondo le loro intenzioni, sarebbe dovuta essere dedicata alla Beata Vergine; è stata poi invece intitolata a san Giovanni Battista, in onore del nome del nobile benefattore che donò la sua casa per ospitarvi l’ospedale.

Nel 1638 iniziano i lavori di edificazione, nel 1642 la cappella viene consacrata. Essa è riconoscibile su via Bergamas da un piccolo campanile a vela contenente la campana più antica della città (1642).

Internamente conserva una pala d’altare (1706), incorniciata da colonne in marmo sorreggenti una trabeazione spezzata, opera del pittore Giulio Quaglio. Sul pavimento della cappella si trova la pietra tombale di Giovanni Battista Corona e Terenzia Sabbadini, su cui è inciso lo stemma nobiliare della famiglia.

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